Il KANGEIKO consiste in sessioni di allenamenti speciali praticati nel periodo invernale, in particolare tra Gennaio e Febbraio quando il tempo è più freddo. La pratica può essere differenziata ma si conclude sempre allo stesso modo: con una doccia fredda.
Il Kangeiko, detto anche Kanchu Tanren, è la Pratica del Freddo. Kangori è invece la doccia fredda, letteralmente abluzioni fredde.
L'allenamento speciale praticato durante il periodo caldo dell'estate è invece chiamato Shochugeiko, Pratica di Mezza Estate.
(Sunto da un brano di Tamura Nobuyoshi Shihan)
I KAN sono i trenta giorni più freddi dell’anno. Kangeiko quindi diventa la pratica del freddo, cui sottoporsi in questo periodo, prima del levar del sole del giorno più freddo. E' così tradizione che coloro che hanno preghiere particolari da formulare agli Dei o ai Buddha, eseguano il kanmairi (le preghiere dell'inverno) , pregando ogni giorno per un mese e purificandosi con tinozze d’acqua fredda (kangori, abluzioni fredde). Si dice che le preghiere così formulate vengano sempre esaudite. Attualmente il kangeiko è praticato nel corso di 10 giorni o di 1 settimana e non più per 1 mese.
Durante il kangeiko bisogna alzarsi subito, non preoccuparsi del freddo, essere regolari nella propria pratica, fatto che richiede forza di volontà.
"L’esperienza del freddo è forse la prima esperienza della nascita. Il freddo e la fame sono sensazioni che toccano i livelli più profondi e forse più primari del nostro subcosciente. Probabilmente per questo, nelle varie religioni, si pratica il digiuno o la resistenza al freddo.
Sta a noi mettere in opera queste pratiche, non solamente nell’occasione del kangeiko, ma in ogni momento, al fine di stabilire una relazione col nostro subcosciente. (Per il materiale si ringrazia Lorenzo Trainelli).
Kangeiko al Takehaya Dojo
(Di Homma Gaku, traduzione di Lorenzo Trainelli)
Gli allenamenti speciali estivi consistono in escursioni e corse. Per coloro che cominciano la loro esperienza di uchi-deshi (allievi interni), durante i mesi invernali vengono preparate delle sessioni speciali di allenamento, in Gennaio e in Febbraio quando il tempo è più freddo. Quando le lezioni regolari terminano, alle nove di sera, gli uchi-deshi vengono richiamati nell’area dove si pratica, si richiede loro di indossare solo i pantaloni del keiko-gi (l’uniforme di allenamento) e una cintura.
Prima praticano lo shikofumi (sollevare una gamba su un lato e sbatterla forte a terra). Questo esercizio viene ripetuto su entrambi i lati molte vol
te. Lo shikofumi è poi seguito da una serie di piegamenti sulle braccia. Quando tutti si sono scaldati, si pratica la lotta Sumo. Il vapore comincia a levarsi dai corpi impegnati nella dura pratica. Quando tutti sono pienamente scaldati, si comincia la pratica delle ukemi (cadute conseguenti ad una proiezione). Basta poco tempo perchè il freddo del tatami faccia piacere sulla pelle sudata.
te. Lo shikofumi è poi seguito da una serie di piegamenti sulle braccia. Quando tutti si sono scaldati, si pratica la lotta Sumo. Il vapore comincia a levarsi dai corpi impegnati nella dura pratica. Quando tutti sono pienamente scaldati, si comincia la pratica delle ukemi (cadute conseguenti ad una proiezione). Basta poco tempo perchè il freddo del tatami faccia piacere sulla pelle sudata.
Dopo una settimana di questa pratica, all’allenamento notturno si aggiunge la corsa a piedi scalzi all’aperto. Quando ci si è abituati, il kanchu tanren viene completato da una doccia fredda prima di rientrare nel dojo di ritorno dalla corsa. Inizialmente, quando gli uchi-deshi sentono che dovranno correre scalzi all’aperto, si può notare qualche segno di stupore. «Attenti a non scivolare e a non cadere!» grido mentre guido il gruppo. Per primo subisco la secchiata d’acqua fredda, quindi tocca agli uchi-deshi. In queste condizioni, l’acqua sembra tiepida al contatto! L’acqua durante l’allenamento estivo è rinfrescante e piacevole, ma in inverno è fredda. È naturale. La stessa acqua fa un effetto diverso a seconda delle circostanze. È compito di ogni uchi-deshi interpretare la pratica come gradevole o sgradevole.
Soltanto dopo essersi posti in condizioni estreme e averle sostenute, si può percepire il tepore dell’acqua fredda d’inverno e apprezzarla veramente. Una secchiata d’acqua fredda è un’allusione da parte dei senpai (gli allievi anziani) e degli urakata (gli aiutanti) verso gli uchi-deshi, da cui questi possono imparare. Il suo scopo non è quello di esaltare l’ego ma semplicemente di aiutare ciascuno a raggiungere la consapevolezza di se stesso. La pratica, dopo tutto, non è che la ripetizione di questi stadi di consapevolezza. (Tratto dal libro: G. Homma, Aikido Sketch Diary: Dojo 365 Days, Frog Ltd, Berkeley, CA, USA).
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