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IL DOJO: tempio o palestra?

Dojo, luogo della pratica
(Di Pascal Krieger Menkyo Kaiden Shindo Muso Ryu da "The writing corner" - EuroCal. Traduzione di Camilla Francisci)

Se vi è mai capitato di visitare differenti dojo, in vari paesi, avrete notato che alcuni di essi si avvicinano molto all'idea di luogo di culto mentre altri hanno tutte le caratteristiche di un ritrovo per attività ricreative. In un caso, come nell'altro, l'estremizzazione è fuori luogo.
Del luogo di culto, il dojo infatti dovrebbe proporre semplicemente l'idea del rispetto dello spazio in cui ci si trova. Un dojo è uno spazio dove poter lavorare su se stessi, sui valori umani, dove poter sperimentare e studiare. E' quindi naturale che ci si attenga ad una determinata etichetta.

Un Dojo è anche un luogo di vita. Perciò la fantasia, l'umore, i diversi stati d'animo che ci appartengono come uomini, possono trovarvi spazio senza per questo scadere in un'atmosfera da fiera paesana.
Si tratta quindi di trovare il giusto equilibrio.
Un dojo deve respirare la gioia, l'entusiasmo. L'atteggiamento snob di certi praticanti non fa che nuocere alla reputazione del loro stesso dojo.

Atteniamoci, perciò, a regole semplici ed evidenti: mantenere un certa disciplina, curare la propria igiene personale (keikogi pulito, unghie curate e tagliate corte), controllare il proprio vocabolario (avere rispetto dell'avversario e del luogo), lavorare con un'atteggiamento positivo (rispettare l'insegnante...in fondo nessuno vi costringe ad andare a praticare), aiutare i principianti (ricordiamoci dei nostri inizi...). Non ci sembrano richieste eccessive.

Ricordiamoci, inoltre, che il Dojo è una rappresentazione simbolica del mondo, con i suoi punti cardinali: a Est si trova lo Shomen, il lato d'onore, detto anche Kamiza o Shinzen; a Sud c'è il lato riservato agli insegnanti/praticanti anziani, chiamato Joseki; ad Ovest troviamo l'entrata, lo Shimoza, lato riservato agli allievi; a Nord lo Shimoseki, il lato dei principianti.

E così dovrebbe essere per la vita di tutti i giorni...

Le regole dell'Hombu Dojo
O' Sensei Morihei Ueshiba, come racconta il figlio Kisshomaru nel libro AIKIDO - La pratica (Ed.Mediterranee, 1985), diede delle precise indicazioni sul comportamento che bisognava tenere nel luogo della pratica.
All'Hombu Dojo di Tokyo, l'attuale dojo centrale dell'Aikikai Foundation del Giappone, aperto da Ueshiba nel 1931, si seguono queste regole:

• Un colpo di Aikido è capace di uccidere un avversario. Durante la pratica ubbidite al vostro istruttore e non rendete il vostro studio un'inutile prova di forza.
• L'Aikido è l'arte che insegna ad affrontare più avversari simultaneamente; è necessario quindi affinare e perfezionare l'esecuzione di ogni movimento in modo tale da poter affrontare non solo coloro che vi attaccano in modo diretto ma anche tutti quelli che si avvicinano con intenzioni ostili, da qualsiasi direzione provengano.
• Praticate in ogni momento con un sentimento di piacevole allegria.
• Gli insegnamenti del vostro istruttore costituiscono solo una piccola frazione di ciò che imparerete. La padronanza di ogni movimento dipende pressochè interamente dalla vostra seria pratica individuale.
• La pratica quotidiana deve iniziare con movimenti del corpo eseguiti in modo morbido, aumentando gradualmente in intensità e forza. Non bisogna mai abusare delle proprie forze. Rispettando questo principio anche una persona anziana potrà continuare a praticare con piacere e senza danno per il proprio corpo e potrà così raggiungere lo scopo del suo allenamento.
• Lo scopo dell'Aikido è di allenare nel contempo il corpo e la mente e di formare una persona sincera.Tutti gli insegnamenti dell'Aikido sono segreti per definizione; essi non vanno divulgati pubblicamente e neppure insegnati a persone che potrebbero farne cattivo uso.

La disposizione nel Dojo
Il Dojo, come già descritto nel primo brano, è luogo di pratica e simbolo del mondo; per questo - quando possibile - la sua disposizione ed organizzazione seguono determinati criteri, riconoscibili anche nella struttura di edifici sacri quali templi e/o chiese.

Il primo riferimento è la spazialità dei 4 Punti Cardinali, per cui ad ogni lato del dojo ne corrisponde uno. Secondo la concezione solare si avrà il muro d'onore ad Est (verso il Sole che sorge) contrapposto al muro inferiore ad Ovest; e la sede superiore a Sud contrapposta alla sede inferiore a Nord, come mostrato nell'illustrazione qui in basso (clicca sull'immagine per vedere il disegno ingrandito in un'altra finestra).

Ogni lato ha una sua funzione specifica che si può riassumere con il seguente schema:

EST
Muro d'onore
Shomen o Kamiza/Shinzen
Riservato al Maestro,
con l'mmagine del Fondatore, una calligrafia o un simbolo sacro

 NORD
Sede inferiore
Shimoseki
A partire da questo lato
si dispongono i principianti
ed i praticanti più giovani.
 SUD
Sede superiore
Joseki
Riservata agli ospiti d'onore
o agli istruttori assistenti.
 OVEST
Muro inferiore
Shimoza
Lato di entrata lungo cui si dispongono gli allievi in ordine di anzianità.

Anche nella pratica mattutina all'aria aperta si segue tale disposizione, rivolgendo il saluto in direzione dell'Alba.

Nella corrispondenza alla concezione polare, il Nord sarà il punto principale e, via via in senso orario, seguiranno Est - Sud - Ovest.

L'altro riferimento è relativo alla disposizione dei tatami. Si utilizza un modulo, formato da 8 tatami, che per il suo disegno viene associato ad un ideogramma: manji che indica una quantità di 10mila unità, ovvero l'eternità ed è rappresentato dal simbolo induista della svastica (dal sanscrito svastika, piccola cosa d'auspicio o segno di fortuna).

Il manji giapponese è legato alla simbologia buddista ed evoca l'Armonia universale: il Dharma. L'asse verticale è l'unione tra Cielo e Terra; quello orizzontale connette lo Yin e lo Yang mentre le 4 braccia scaturiscono dal movimento circolare di questi 4 poli. Quando le braccia si allungano verso sinistra si ha un omote manji, per l'amore e la pietà, quando si allungano a destra si ha un ura manji, la forza e l'intelligenza.

* Fonti utilizzate: Pascal Krieger, scritti vari; Aiko, estratti dalla rivista; Wikipedia.

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